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Beatrice oggi si è sentita molto inquieta: forse per il caldo, forse per le preoccupazioni del figlio. Giacomo considera inaccettabili i nuovi patti dei contadini e rifiuta di sottoscriverli. Ma, adesso, è turbato e muto. E ha passato tutto il pomeriggio a tracciare segni con la canna di bambù nel ghiaino del vialetto.
Anche il setter pare nervoso, come se captasse nell’aria qualcosa, e corre avanti e indietro dal cancello all’uscio, scodinzolando a Reginaldo che rievoca l’infanzia per trovare serenità. Ha adocchiato un porcospino sotto l’elce e non sa se lasciarlo libero di muoversi nel parco o metterlo nella gabbietta, per poterlo osservare come faceva da bambino.
Sono passati tre mesi dalla Liberazione e tutto è terribilmente difficile e impedito.
La Confederazione del Lavoro ha respinto l’ipotesi di ridiscutere con i mezzadri le ripartizioni dei prodotti della terra, ma ciò ha acceso l’ostilità degli ex partigiani.
La contessa è preoccupata e pensa che, per fortuna, Luigi è ritornato da Salò. La tessera rilasciata da Pasi, attestante l’estraneità del figlio alle attività del Partito, sembra essere una garanzia. Silvio lo sa che Filippo Anfuso era Filippo Anfuso e che Luigi Manzoni Ansideri è stato suo segretario di nome ma non di fatto.
Imbruna. Il vento, che si è levato, fa stormire le chiome degli alberi e si caccia tra gli interstizi delle grondaie producendo un rumore che sa di ululato.
Giacomo dal cancello, dove ha appena finito di parlare con qualcuno, guarda verso la facciata della villa quattrocentesca: pensa alla fortuna di poter godere di quella bellezza elegante e austera.
Beatrice è salita al primo piano a chiudere le persiane rimaste aperte, mentre Francesca raccoglie per la seconda volta i vasi di begonie rotolati sul piancito.
Che cosa porterà questo vento nell’estate della Liberazione?
Beatrice guarda per un attimo da una delle finestre: Giacomo è ancora fuori, nel parco, mentre Reginaldo ha raggiunto Luigi che consulta delle carte nello studiolo.
E' sera quando due automezzi si fermano davanti al cancello.
Il setter abbaia furioso. Beatrice ha sentito e scende le scale. Esce all’esterno e vede Giacomo che fa entrare quattro uomini nel cortile. Lei li conosce: c’è quel suo mezzadro, Amelio, e gli altri sono ex gappisti.
Anche Reginaldo e Luigi sentono il ringhiare del cane e escono.
Adesso sono tutti fuori. Beatrice sussulta dentro il suo abito scuro.
Che cosa vogliono questi uomini? Niente, delle firme presso la caserma dei Carabinieri: c’è una situazione da regolarizzare.
Come? A quest’ora?
Giacomo non ci crede. Vuole entrare in casa e arretra verso l’uscio. Reginaldo e Luigi gli sono a ruota. I visitatori insistono: dicono che tutta la famiglia deve seguirli.
Giacomo, Luigi e Reginaldo si oppongono: chiedono di rientrare nella villa. In una stanza ci sono delle armi. Tante. Beatrice non vuole che si sappia del deposito, non vuole che i figli le imbraccino.
-No, Giacomo! No!
È una donna dolce e devota. Vuol pensare che si tratti di un chiarimento. Si aggrappa alla parola data da Silvio Pasi: “A voi non accadrà mai niente!”
I figli obbediscono e salgono assieme alla madre sulle due automobili. Anche la domestica deve seguirli. In una vettura ci sono Giacomo e Luigi, nell’altra Beatrice, Francesca e Reginaldo.
Le macchine percorrono qualche chilometro di strada, poi si fermano in mezzo alla campagna. Sono arrivati in località “La Pianta”. Devono scendere.
È quasi completamente buio, ma si distinguono ancora le sagome degli uomini.
Nessuno ora ha dei dubbi.
Uno degli ex gappisti , il più alto, estrae la pistola. Gli altri dispongono gli ostaggi in fila lungo la linea di un fosso asciutto.
Beatrice prega. Ha tolto dalla tasca dell’abito scuro la corona del Rosario. Si sforza di non percepire le espressioni dei figli che sono tre blocchi di ghiaccio immobili sull’argine.
I colpi di pistola si succedono veloci l’uno dietro l’altro.
Per le donne, la contessa e la domestica, non vengono neppure sprecate le munizioni: sono sufficienti i bastoni. Il setter verrà sistemato più tardi.
Lei, Beatrice, ha già perdonato. Lo testimonieranno al processo.
Loro, partigiani o no, si sono macchiati, invece, di sangue innocente.

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